Porte da garage | Motorizzare anche le vecchie porte

Porte da garage | Motorizzare anche le vecchie porte
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Entrare e uscire dal garage, senza dover scendere dall’auto non è solo questione di comodità…

Che le vetrate del supermercato si aprano accoglienti quando entriamo col carrello vuoto o usciamo carichi come somari lo riteniamo ormai naturale, così come non ci stupiamo quando le sbarre dei caselli autostradali o dei posteggi si alzano dopo l’inserimento degli scontrini o delle carte di credito. Di porte automatiche sono ormai pieni il mondo del commercio, dei servizi e dell’industria, mentre il marchingegno stenta a diventare popolare nel campo delle abitazioni, dove lo si usa solo per i garage e i box. Qui però le sue doti sono insostituibili soprattutto quando i locali si aprono sulla pubblica via o in oscuri seminterrati; chiunque si sia trovato ad armeggiare con maniglie e serrature sotto lo scrosciare di un temporale o mentre dietro la sua auto si creava una coda di macchine strombazzanti sa quanto la cosa sia spiacevole. E se anche non piove e non c’è la coda di automobilisti isterici, ma ci si trova nell’oscurità e da soli, coi tempi che corrono non è che ci si senta molto tranquilli. Il rimedio, comunque, c’è e sta nel motorizzare le porte. Oggi esiste un vasto assortimento di motori in grado di aprire e chiudere ogni tipo di porta (ad ante o a serranda, scorrevole o basculante). E dato che tutti i motori sono elettrici, tutti sono suscettibili di essere comandati da lontano, o da cellule fotoelettriche attivate dal transito dell’auto o da raggi infrarossi, segnali radio o altri sistemi ancora, come le nuove app (che ormai tutti i produttori stanno rendendo disponibili), tutti facili da azionare senza dover uscire dal sicuro riparo offerto dalla nostra auto.

Se il portone garage da motorizzare c’è già e non si vuole sostituirlo ma solo renderne più agevole la manovra, è opportuno controllare preventivamente che il suo movimento sia regolare, senza intoppi o sussulti che renderebbero precario il rendimento di qualsiasi motore. Nella maggioranza dei casi, infatti, i motori usati in questo campo hanno una potenza limitata a poche centinaia di watt e sono dotati di interruttore di sicurezza, detto anche antischiacciamento, che apre il circuito quando qualcosa interferisce col movimento del portone (dispositivo essenziale per l’incolumità di chi li usa, che così non corre il rischio di essere schiacciato a terra, contro un muro o fra le ante).

Se il portone non c’è o è troppo brutto, vecchio o scassato perché valga la pena di motorizzarlo, non c’è che l’imbarazzo della scelta, sia sul tipo di apertura, sia sulla sua finitura. I modelli basculanti sono quelli generalmente preferiti perché si aprono (e si chiudono) col minimo ingombro. Dotati di sistemi a contrappeso o di molle a compasso, se ben bilanciati, e correttamente lubrificati, si manovrano con meno sforzo di quanto ne occorra per girare la chiave di una serratura di sicurezza (ed è proprio per questo che i motori possono essere di poca potenza). Quanto all’aspetto estetico non ci sono problemi: si va dalla comunissima (e brutta) porta d’ acciaio zincato, che, comunque, è sempre possibile rivestire di perline o doghe, a porte che non sfigurerebbero in un palazzo del Rinascimento, di legnami pregiati e arricchite da bugnature, perfettamente coibentate e dotate di porta pedonale, visibile o mimetizzata, che ne aumenta la funzionalità.